SPOLETO 68: EDIPUS FA DI NUOVO LA STORIA
A distanza di trent’anni, Federico Tiezzi e Sandro Lombardi, insieme al giovane Antonio Perretta, rimettono in scena il capolavoro di Giovanni Testori.
Spoleto 17 luglio 2025 – Andato in scena per la prima volta nel 1994, ri-debutta a Spoleto, per il Festival dei Due Mondi, quell’Edipus di Giovanni Testori che è l’ultimo atto della Trilogia degli Scarrozzanti, fondato su un linguaggio ibrido e potente, che mescola italiano colto, dialetto lombardo, latinismi, francesismi ed echi di Ruzante, creando una lingua teatrale carnale, viscerale, e allo stesso tempo “alta”. È una lingua che comprime il tragico, il grottesco e il buffonesco in una spirale sonora capace di scuotere il pubblico.
Il protagonista — un capocomico rimasto solo — nelle sue tournée ripropone da solo la tragedia di Sofocle, alternando ruoli come Laio, Giocasta, Edipo e persino Dioniso. La messinscena gioca sull’abisso tra mito e vita reale, portando in luce la solitudine e la desolazione del teatro “popolare” privato delle sue comunità.
Dopo le repliche di Spoleto, lo spettacolo ha proseguito la sua vita teatrale con una replica al suggestivo Teatro Romano di Fiesole, inserito nel cartellone della rassegna estiva, e ha confermato il carattere barocco e grottesco della messa in scena, enfatizzando l’integrazione tra il testo tragico e le radici popolari degli Scarrozzanti, ben recepita da un pubblico misto.
In Edipus, Sandro Lombardi si conferma interprete assoluto del teatro di Giovanni Testori. La sua prova unisce sapienza tecnica, profondità emotiva e dominio totale del linguaggio. Lombardi non recita Edipus: lo attraversa. Ne è il corpo tremante, la voce arrochita dal troppo dire, la memoria che si sfilaccia e si ricompone. Nello Scarrozzante, il capocomico senza compagnia, Lombardi ritrova la metafora più spietata e commovente del teatro stesso: un uomo solo in scena che tenta, con i brandelli di un repertorio e di una lingua, di resistere all’oblio.
Alternando i registri del grottesco e del tragico, del farsesco e del sacro, costruisce un personaggio che è insieme relitto e profeta, buffone e sopravvissuto. La sua voce si fa preghiera, invettiva, mormorio, rantolo. Ogni parola testoriana, anche la più estrema, anche la più contorta, trova nella sua bocca una necessità, un’aderenza assoluta. Il risultato è una recitazione di carne, nervo e pensiero, che non concede nulla al compiacimento, ma restituisce tutta la violenza e la pietà del testo.
Lombardi porta in scena Testori con la stessa radicalità con cui un attore tragico greco avrebbe portato in scena un dio. Edipus diventa così un rito di disfacimento e di resurrezione, dove il teatro si denuda e si espone come atto umano, solitario, irriducibile.
Accanto a Sandro Lombardi si muove con discrezione e rigore Antonio Perretta, giovane attore diplomato alla Scuola del Piccolo Teatro di Milano e originario di Sessa Aurunca, in provincia di Caserta. In scena interpreta il tecnico, il suggeritore e il tuttofare dello Scarrozzante: una figura silenziosa ma essenziale, che accompagna e scandisce i momenti dell’azione, contribuendo a dare corpo al meccanismo teatrale in tutta la sua precarietà.